I notai nella storia della lingua italiana

i notai nella storia della lingua italiana

I notai nella storia della lingua italiana

I notai nella storia della lingua italiana: testimonianze volgari

Hanno avuto importanza i notai nella storia della lingua Italiana? Certamente sì!

La nostra lingua ha radici antiche. Nel passaggio dal latino al volgare, la lingua che parlava Dante, i notai furono molto importanti per quanto riguarda la lingua italiana scritta. È infatti proprio un atto notarile il primo documento all’interno del quale troviamo il volgare. I notai svolgevano il compito di trascrivere in forma scritta i documenti di cui le persone avevano bisogno,  in modo da ritrovare, anche col passare del tempo, quella carta che il notaio compilava. Solitamente i notai erano intermediari tra il volgare e la lingua latina. Spesso coloro che avevano a che fare con i notai non erano persone colte e il  latino piano piano iniziò ad essere utilizzato solo nella forma scritta o negli ambienti più ricchi.

Il popolo parlava in volgare, una lingua latina che aveva cambiato abito e si era adattata al parlato colloquiale. Essendo una lingua parlata per lo più da persone della bassa società, se non fosse stato per questi testi notarili, la lingua volgare sarebbe rimasta orale ancora per diverso tempo e noi non avremmo avuto i documenti che abbiamo oggi.

Il primo documento in volgare

Il primo documento in volgare italiano è il Placito Capuano. L’atto fu redatto a Capua, da questa prende il nome. Riporta l’anno 960. Il documento riguardava una controversia su alcune terre che l’Abbazia di Montecassino rivendicava. Il notaio che redasse l’atto invece di scrivere in latino, come solito, scrisse in volgare. La risposta che si sono dati gli studiosi riguarda una più vasta comprensibilità. Ovvero, non volendo in futuro spiegare nuovamente ciò che ci fosse scritto nel testo a persone che non capivano il latino, lo scrisse in volgare. Lingua del popolo e da più persone conosciuta.

Poeti e notai, notai poeti

I notai nella storia della lingua italiana non sono stati importanti solo per la trascrizione di atti. Essi mostrarono un vivo e precoce interesse per la lingua volgare scritta. E molti dei principali poeti della Scuola Siciliana erano proprio notai. Coloro che non erano letterati, conoscevano comunque la poesia e gli scritti di autori diventi poi noti.

Un fatto significativo sia per la professione notarile sia per la storia della lingua italiana è ciò che facevano i notai per non lasciare spazio vuoto in fondo agli atti. Poteva succedere che l’atto venisse manomesso se fosse lasciato dello spazio vuoto. Quindi i notai lo riempivano. In questo modo l’atto non poteva essere cambiato e manomesso. I notai usavano la biffatura, un tratto di penna che veniva tracciato alla fine del foglio. Talvolta succedeva che scrivessero delle frasi. Potevano essere poesie che ricordavano a memoria, preghiere, proverbi. Nel novecento gli studiosi avanzarono l’ipotesi che queste aggiunte avessero un’utilità pratica. Utilizzando solo la biffatura l’atto era più facilmente manomettibile. Giosuè Carducci, rifiutando questa spiegazione, avanzò l’ipotesi che potessero farlo “per noia”.

La Commedia e i notai

I notai hanno avuto un ruolo anche nella diffusione della Divina Commedia. L’alone di mistero che si cela dietro alla storia della redazione della Commedia di Dante è meno confuso grazie alla presenza di queste figure. Non abbiamo infatti un’edizione della Commedia autografa, originale. Ci sono parole e addirittura frasi in alcuni punti che cambiano, se si legge un’edizione o un’altra. Ma i notai che abbiano copiato una cantica o addirittura tutta l’opera sono molti. E questi ci permettono di ricostruire un albero genealogico della Commedia, delle sue edizioni, che forse un giorno ci permetterà, tramite altri ritrovamenti, di arrivare all’edizione uscita direttamente dalla penna di Dante. Il padre della lingua italiana era molto letto dai notai, essi ci premettono di ricostruire i suoi spostamenti e fare ipotesi sui vari periodi in cui le sue cantiche iniziavano a circolare.

Dunque questo antico mestiere è stato essenziale per il diffondersi della nostra lingua. I notai sono stati promotori del volgare e della cultura del nostro paese, ma anche attori primari nello sviluppo economico e sociale. Leggi l’articolo sulle “Arti e mestieri che hanno reso grande Firenze“.