Andrea Lancia e la Divina Commedia

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Andrea Lancia e la Divina Commedia

Andrea Lancia e la nostra lingua

Andrea Lancia notaio fiorentino, visse tra il 1280 e il 1360. Come molti altri notai che hanno avuto un’importanza fondamentale nella storia della nostra lingua, Andrea Lancia diede un contributo unico alla letteratura del ‘300. Infatti, risale al 1334 il primo commento integrale fiorentino della Divina Commedia, che fu suo. Un tempo gli studiosi commentavano le opere di grande valore letterario, con l’intento di spiegare alcuni fatti all’interno dell’opera, al fine di rendere più chiara e comprensibile la narrazione.

Il notaio fiorentino non si limitò solo a commentare e trascrivere testi della nostra lingua. È infatti da attribuire a lui il primo volgarizzamento dell’ Eneide, il celebre componimento epico di Virgilio. Prima del Lancia infatti era possibile leggere il poema solo in latino. Già alcuni studiosi avevano cercato di trascriverlo in altre lingue, senza però avere molto successo. Andrea prese il testo che un erudito, Frate Anastasio, aveva trascritto in prosa latina, e lo tradusse. Egli ha quindi il merito di aver dato agli uomini colti del tempo un testo che, nella loro lingua, narrava le incredibili origini mitiche di Roma, ancora oggi testo essenziale e meraviglioso.

Conoscenze illustri

Fin da giovane ebbe molta stima di Dante e di certo lo incontrò durante la sua vita. Probabilmente ebbe l’onore di farne la conoscenza durante un viaggio in Veneto. Il Lancia ebbe anche dei rapporti con Boccaccio, con il quale probabilmente instaurò anche una relazione di amicizia. Forse proprio il notaio introdusse il giovane Boccaccio agli studi classici che lo porteranno a diventare uno degli scrittori più famosi e apprezzati del tempo.

La vita e i meriti

Visse nell’epoca degli aspri scontri tra Guelfi e Ghibellini e un episodio di violenza cambiò la sua vita. Nel 1324 si mise in viaggio verso Avignone, per un incarico quadriennale alla Curia, per conto di due mercanti fiorentini. Durante il viaggio il comandante ghibellino Castruccio Castracani lo assalì e lo imprigionò per mesi, prima di essere liberato. Ancora molto giovane, rimase scosso da questa esperienza. Ciò non gli permise di mantenere gli incarichi presso la Curia, ma continuò ad esercitare la professione di notaio. Nel 1333 fu nominato notaio dei sindaci dell’Esecutore degli ordinamenti di giustizia. Per mesi svolse mansioni nel Comune di Firenze e nel 1337 fu nominato console dell’arte dei giudici e dei notai, al tempo una carica di grande prestigio.

Sfortunatamente sia il luogo che la data della sua morte sono ignoti. Sappiamo che sicuramente Andrea Lancia esercitò l’attività di notaio fino al 1357, anno in cui compare per l’ultima volta la firma di questo notaio e letterato fiorentino.