Accesso all’eredità digitale

Eredità digitale

Accesso all’eredità digitale

Sono sempre di più i casi in cui i parenti chiedono l’accesso all’eredità digitale, cioè ai dati digitali dei loro cari defunti. Ma l’identità digitale di una persona che muore che fine fa? Accedere a quelle che possiamo considerare l’eredità di quello che rimane di loro sul web, come semplici memorie, come foto e video, non è facile come sembra.

Le aziende tecnologiche vietano l’autorizzazione dell’accesso all’eredità digitale

Negli ultimi anni c’è stato un aumento di persone che, data la prematura scomparsa di un caro, richiedono alle varie aziende tecnologiche di accedere ai dispositivi della persona deceduta. Quando si perde qualcuno è normale cercare di ricordare la sua immagine e legarsi a tutto ciò che in qualche modo ce lo ricorda. Nel mondo di oggi, un mondo digitale, le foto, i video e i messaggi fanno parte della vita di tutti i giorni. Tramite essi ricordiamo. Quindi le intenzioni dei parenti e degli amici di chi non c’è più sono quelle di colmare il vuoto tramite ciò che resta.

Le aziende tecnologiche, però, non sempre spianano la strada, anzi. Spesso viene negata l’autorizzazione a prendere in mano i dati digitali delle perone defunte. Per quale motivo? Secondo il principio di riservatezza sottoscritto da Apple, il motivo sarebbe quello di “proteggere l’identità delle persone terze”. Non si tratta soltanto del defunto. Le aziende si preoccupano dei dati di terzi contenuti nei dispositivi.

Il nuovo regolamento europeo per l’accesso all’eredità digitale: cosa è cambiato?

Fino a pochi anni fa l’accesso ai dati identitari digitali era proibito. Già nel 2016 l’Unione Europea aveva specificato che la legge non si applicasse ai dati personali delle persone decedute. Successivamente, nel 2018, c’è stata la riforma del codice della privacy. Con tale riforma è adesso possibile accedere ai conti bancari, ai dati Inps, alle cartelle cliniche. Quindi l’accesso ad alcuni documenti privati appartenenti a coloro che ci lasciano è possibile.

Sono definiti dati personali “qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile”. Colui a cui appartengono i dati è detto “soggetto interessato”. Alla sua morte viene meno la qualità di interessato. I diritti della persona morta passano poi agli eredi. Nonostante ciò, gli eredi non hanno un diritto di accesso incondizionato ai dati della persona scomparsa. Infatti serve “ una valutazione circa la sussistenza di un interessa meritevole di tutela”. Quindi non si può accedere liberamente ai dati digitali delle persone defunte.

Ci sono situazioni in cui parenti vogliano recuperare dei ricordi e le società digitali neghino l’autorizzazione. Sono ancora molti i dubbi legati a cosa poter fare e cosa no in questo ambito. Perché in alcuni casi non esistono leggi che spiegano in modo chiaro come agire.

Un possibile problema di accesso all’eredità digitale: la posta elettronica

Prendiamo in considerazione la posta elettronica, quindi le mail scambiate quotidianamente dagli utenti di tutto il mondo. Secondo quanto dice la legge italiana, alla morte di un caro sono gli eredi a ricevere la corrispondenza del defunto. Questo però per i provider italiani, ad esempio Libero.it. Quindi i problemi iniziano a sorgere se i provider sono stranieri, situazione che spesso si verifica. Pensate soltanto a Gmail.com, a quante persone utilizzino questo indirizzo di posta elettronica. Gmail è un provider internazionale.

In questo caso, la soluzione più semplice sarebbe affidare le proprie credenziali e password ad una persona fidata, che le consegnerebbe agli eredi dopo la morte del titolare. Colui a cui vengono affidate le credenziali  può essere nominato esecutore testamentario con un documento redatto da un notaio. Le password devono essere contenute in un documento separato dal testamento. Questo perché il testamento, dopo la morte, per legge diventa pubblico.

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