Come lo smartworking sta cambiando il mercato immobiliare

Come lo smart-working cambia il mercato immobiliare

Come lo smartworking sta cambiando il mercato immobiliare

C’è chi la chiama quarta rivoluzione industriale. Ciò che è certo è che siamo nell’era della “digital economy” a cui ha dato un innegabile slancio la pandemia da Covid-19. Il grande impulso dato al telelavoro in conseguenza al forzato isolamento, sta avendo importanti ripercussioni sul mercato immobiliare poiché lavorare in smart-working ha insito un grande privilegio: se si lavora da casa, lontano dall’ufficio, poco importa quanto lontano sia.

Fuga dalle città

Non è dunque più necessario vivere in città, vicino al luogo di lavoro. Si assiste sempre più a una  “fuga” verso aree suburbane, piccoli borghi, zone rurali dove non mancano il verde e i grandi spazi. La tendenza è dunque quella di uscire dalla città prediligendo spazi aperti. Nel mercato immobiliare vengono rivalutati i piccoli centri in campagna, al mare, ai laghi, in montagna.

Secondo il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, la tendenza a lavorare da casa è ormai ampiamente avviata tra gli italiani, tanto da modificare il mercato immobiliare del comparto abitativo che del commerciale e degli uffici.

La legge della domanda e dell’offerta

Come ogni bene e servizio venduto sul mercato il suo prezzo varia in base alla domanda e all’offerta. Se la domanda aumenta o rimane elevata il prezzo aumenterà, mentre se la domanda è bassa o nulla il prezzo tenderà a diminuire. 

E’ presumibile che assisteremo a un aumento della domanda di immobili nei piccoli centri. Questo comporterà un apprezzamento delle quotazioni e dei relativi canoni di affitto. Gli uffici e i negozi tendono a ridurre gli spazi di lavoro o a trasferire le proprie sedi in zone periferiche, magari più facilmente raggiungibili e logisticamente più comode. 

Lo smart working influenzerà anche la tassazione sugli immobili?

Un altro elemento che occorre tenere conto per valutare il futuro del mercato immobiliare è la variazione dell’imposizione fiscale sugli immobili: sia quelle di diretta emanazione dello Stato che quelle di origine locale (come ad esempio l’IMU).

Molto probabilmente entrambe le componenti si impenneranno per gli immobili ubicati dentro i grandi centri urbani. Gli immobili di provincia potrebbero subire un’imposizione maggiore rispetto alle tasse nazionali ma, al contempo, potrebbero ridursi quelle di tipo locale

L’aumento delle imposte sia nazionali che locali che gravano nei grandi centri urbani ne farà presumibilmente crollare il valore economico e le rendite d’affitto. Invece, nei piccoli centri potrebbe verificarsi l’aumento delle imposte nazionali ma un calo di quelle locali che manterranno stabili le quotazioni degli immobili, e che anzi aumenteranno per via della maggior richiesta. 

In conseguenza dello scossone dato dal Covid e dello smart-working, sembra dunque che il mercato immobiliare subirà notevoli cambiamenti su più fronti: dai canoni di affitto al valore di vendita dell’immobile, dall’imposizione fiscale alla destinazione d’uso, dai criteri di scelta dell’immobile alle potenziali attività che vi si potranno svolgere.  

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